Una Quinta in movimento
- Etienne Carrano
- 30 mar 2018
- Tempo di lettura: 3 min

Il progetto nasce dall'esigenza dei committenti , una coppia giovane, di trasformare gli spazi, piccoli e poco luminosi, in ambienti più ampi e polifunzionali, facendo a meno anche di una camera. Si è cercato di dare alla planimetria un disegno più lineare e razionale. L’appartamento si presentava infatti con un impianto poco razionale, con ambienti che risultavano angusti per la loro dimensione e conformazione e anche per la loro poca illuminazione. L'idea base è rappresentata da una "quinta" di pannelli in vetro acidato a tutt'altezza che sostituiscono le tramezzature e permettono di utilizzare gli ambienti in modo diverso a seconda delle esigenze. L’intenzione è stata quella di avere ambienti suddivisi ma allo stesso tempo all’occorrenza comunicanti, e soprattutto si è sfruttata la luce proveniente dal cortile interno del palazzo dal quale la mattina si hanno molte ore di soleggiamento, cosi da avere doppia esposizione, si sa la luce allarga gli ambienti. L’ingresso originario buio e troppo grande è stato sostituito da un ingresso delimitato da una porzione di muro con elementi bow-windows, che creano una quinta e uno spazio giusto per essere chiamato ingresso, con il solo armadio guardaroba, che penso sia essenziale collocare all’entrata di casa per poter appendere cappotti e riporre le scarpe, e un gioco di pieni e vuoti che permettono di collocare elementi di arredo e svuota tasche; da qui nasce la nostra “quinta”, infatti l’ambiente studio/camera ospiti all’occorrenza, è delimitato da due sistemi di pannelli in vetro acidato, che chiusi permettono di utilizzare lo studio come camera, lasciando passare comunque la luce nell’ingresso e in parte nel soggiorno e aperti danno una continuità tra l’ingresso e il soggiorno. Il soggiorno, con metratura doppia rispetto all’originale, è di forma rettangolare, sui lati più lunghi troviamo da una parte le finestre e dall’altra la quinta di pannelli incorniciata da un portale realizzato per l’esistenza di una trave e due pilastri. Entrando nel soggiorno con la pannellatura tutta chiusa si ha una sensazione molto particolare, può disorientare e incuriosire il sapere come continua il resto di casa, proprio per la particolarità del vetro acidato del vedo non vedo. La quinta non è una semplice porta scorrevole dalla quale si intuisce la presenza di una camera, ma è un’intera parete mobile che facendo scorrere un’anta scopro la cucina, scorrendone un’altra trovo il disimpegno delle camere da letto. Invece tutt’altre sensazioni posso avere se si aprono i pannelli che delimitano la cucina dal soggiorno, ora ho la sensazione che lo spazio è tutt’uno, mi trovo in un ambiente con doppia esposizione, affacciandomi dalla finestra della cucina e del soggiorno che si trovano frontalmente, l’occhio ha più profondità.
Il progetto ha avuto sin dall’inizio dei vincoli dimensionali, infatti i committenti provenienti da una casa con ambienti molto grandi, possedevano già tutto il mobilio, e la scommessa è stata quella di poter riutilizzare tutto, soprattutto cucina, letto e divano. La cucina ad angolo è stata rimontata come in origine, senza dover apportare modifiche, essendo una cucina molto grande con un lato del piano largo ottanta cm anziché sessanta cm, si è riusciti anche a posizionare il tavolo per quattro persone. Per la camera da letto, dovendo inserire la cabina armadio, abbiamo dovuto allargarla, anche perché il letto di tipo “giapponese”, anch’esso di dimensioni notevoli, presentava un bordo sui quattro lati che ingombrava di più dei letti tradizionali.
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